Australia: il vero problema è l’abuso di potere

“L’Elite Australiana è tra le più invischiate nel business del petrolio”

Le fiamme stanno mettendo in luce le discutibili priorità delle autorità australiane.
Mentre i vigili del fuoco si arrangiano con patetiche maschere anti-smog di carta, il governo regala 12 miliardi di dollari alle industrie dei combustibili fossili (29 milioni di dollari se contiamo anche i sussidi indiretti).

Hanno un apparato militare in grado di organizzare un massiccio dispiegamento di forze per la difesa del petrolio e dell’egemonia in Medio-Oriente, o per catturare coloro che fuggono da quelle guerre e confinarli in isole-prigioni, ma sembrano incapaci di trovare una soluzione per mettere al sicuro la popolazione.

Un’élite politica ed economica incapace di prendere distanze da quelle industrie che hanno provocato il disastro. Sei tra le prime trenta compagnie più grandi del mercato azionario australiano lavorano nel campo dei combustibili fossili o dell’estrazione – un record a livello mondiale. Il carbone rappresenta il 15% dei proventi che derivano dall’esportazione. L’élite australiana è tra le più invischiate con il business del carbone e ha anteposto potere e profitto alla salvaguardia del pianeta e delle vite degli australiani.

Assistiamo ai media in mano a Murdoch che si fanno in quattro per diffondere bugie sul ruolo dei combustibili in questa crisi. La verità è che questi incendi sono la prevedibile – e infatti prevista – conseguenza del cambiamento climatico. Per più di dieci anni abbiamo visto il freddo umido che una volta portava inverni piovosi nell’Australia meridionale spostarsi ancora più a sud, proprio come aveva detto la scienza. Non c’è alcuna garanzia sul fatto che queste piogge possano tornare con una certa regolarità. L’economista Ross Garnaut, che non è un radicale, fa notare che il bacino idrico del più importante sistema fluviale del paese sta procedendo verso la desertificazione, e ricorda che quando qualcosa del genere si è verificato in passato ne è seguito il collasso delle civiltà.

Vediamo comunità lasciate solo senza nessun aiuto. Una delle poche comunità aborigene che hanno avuto copertura mediatica è quella di Lake Tyers, nel Gippsland, dove una piccola cisterna è l’unico mezzo a disposizione per combattere il fuoco. Nel frattempo il primo ministro Scott Morrison ha un aereo nuovo di zecca che è costato 250 milioni di dollari. Mentre continuano le feste alla Kirribilli House, il paese brucia e Sydney soffoca. Nella disperata ricerca di qualcuno che gli stringa la mano, il primo ministro trova rifugio nella squadra nazionale di cricket.

Tutto questo sta avvenendo ancora prima di aver raggiunto il punto di non ritorno indicato dagli scienziati; ancora prima che la miniera di Adani sprigioni la sua dose di veleno nell’atmosfera;  ancora prima di aver raggiunto la soglia del cambiamento climatico incontrollabile che l’élite aziendale australiana alimenta guadagnandoci tanto profumatamente; ancora prima che le operazioni di fracking eseguite dalla Origin Energy nei territori settentrionali si trasformino in profitto; ancora prima che la BHP annunci un altro record mondiale di profitti derivanti dall’avvelenamento del mondo attraverso il mercato del carbone.
Diversamente dall’Apocalisse biblica, questa infinita stagione di incendi non l’ha mandata Dio. Le scelte dei potenti della terra, e dell’Australia, hanno portato a tutto questo, e sono state scelte dettate dal guadagno e dal potere. E tutto questo non cambierà finché ci sarà profitto da mettersi in tasca e potere da conquistare. Durante una protesta in occasione dell’International Mining and Resources Conference  di Melbourne, un attivista cileno lo ha spiegato bene: “A loro non interessa se le persone bruciano e nemmeno se il pianeta va a fuoco. Sono interessati solo al loro potere. Diventeranno i padroni delle ceneri.”

dall’ Articolo originale in inglese: redflag.org

By |2020-01-14T09:16:32+00:00gennaio 14th, 2020|Network, News|0 Comments